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Overworking: sfatiamo i falsi miti secondo cui a casa si lavora poco

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Probabilmente, fino a qualche tempo fa, anche tu pensavi che da casa si lavorasse poco, o comunque meno di quanto si lavora in ufficio. Ecco perché l’idea di introdurre lo smart working in azienda non ti ha mai convinto fino in fondo.

E se poi invece di stare al computer stanno ai fornelli a girare il sugo?

Tuttavia, nelle ultime settimane qualcosa ti ha spinto a ripensarci. A casa si lavora troppo e questa è ormai una certezza! Ora che anche tu lavori da casa stai constatando che l’impegno è raddoppiato. Non vedi l’ora di staccarti dalla centesima videocall della giornata per controllare a che punto è l’arrosto che hai preparato per la cena (e riprendere i sensi!).

Fino ad oggi la questione è oscillata tra due cardini: a casa si lavora tanto o poco? La risposta che possiamo dare è che, troppo spesso, a casa si lavora male

In questo periodo, infatti, lavorare da casa è estremamente complicato, soprattutto se manca una chiara definizione dei tempi, degli spazi e degli obiettivi di lavoro della giornata.

Quando le tue giornate di lavoro iniziano con una rapida occhiata alle e-mail già dal letto, proseguono con telefonate di allineamento durante la colazione, webinar formativi durante il pranzo e svolgi le attività che richiedono concentrazione sul divano, sfilacci la tua giornata lavorativa fino a sera inoltrata. Soltanto a quel punto ti renderai conto di non aver staccato un minuto!

Ti rivedi in questa descrizione? Forse sì e sappi che quella sensazione ha un nome: si chiama overworking!

Lo spazio di lavoro è sacro per evitare l’overworking

Troppo spesso si sottovaluta l’importanza di avere uno spazio dedicato esclusivamente al lavoro, come elemento di produttività. Quando non c’è distinzione tra spazio privato e spazio dedicato al lavoro, infatti, il rischio è di andare in overworking: il lavoro penetra “fisicamente” nella vita privata e la assorbe completamente. La sensazione è quella di non staccare mai, di andare in una sorta di “overdose” da lavoro.

Eleggere uno spazio “sacro” che definisce chiaramente i confini della giornata anche in termini temporali, aiuta a focalizzare meglio sulle attività senza diluire e frammentare il lavoro in tutti i luoghi della casa. Perché portare il lavoro ovunque equivale a lavorare sempre. E questo non è per forza un sinonimo di buoni risultati.

Inoltre, quando si passa da una postazione all’altra è molto più facile cedere alle distrazioni e alle richieste dei familiari che non sanno più se stai lavorando oppure sei in pausa.

La sera prevale la sensazione di una giornata di bassa produttività e di grande affaticamento. Questa sensazione di stanchezza mentale è una conseguenza dell’overworking dovuto all’errata gestione di spazio e tempo.

Work-life balance vs. troppo lavoro

Ecco quindi che il rischio di lavorare troppo è reale quando si lavora da casa. 

Quando l’attenzione è discontinua viene sempre a galla la sensazione di dover recuperare il tempo perso, di non essere stati efficaci ed efficienti e quindi, oltre a non avere mai un momento di stop per recuperare le energie, creiamo una costante sovrapposizione tra vita privata e lavoro.

Se lo smart working (o questa versione ibrida di lavoro da casa), poteva aiutarci a trovare l’equilibrio vita- lavoro, stiamo perdendo l’opportunità di lavorare bene e goderci anche un po’ di tempo libero.

Un cambio di paradigma: non lavorare troppo per lavorare meglio 

È assolutamente impopolare pensare di poter lavorare meno delle canoniche 8 ore ma lo stiamo vedendo in queste settimane: c’è proprio bisogno di cambiare questo paradigma!

Il segreto per lavorare bene è quello di darsi un ritmo e alternare delle fasi di lavoro focalizzato con dei momenti di pausa.

Meglio lavorare 30 minuti consecutivi con la massima concentrazione e portare a termine un lavoro che rimanere appesi a un’attività per ore, se non giorni. Per rendere veramente fruttuosi questi momenti di profonda attenzione bisogna alternarli con delle pause rigeneranti. E qui casca l’asino.

Come si fanno le pause quotidiane?

Sembra paradossale ma tanti non sanno cosa vuol dire prendersi una vera pausa.

Le pause servono a preservare la propria salute psichica e fisica perché diventano un modo per rigenerarsi ed elaborare le informazioni che si acquisiscono durante la giornata.

Fare una pausa non vuol dire spostare lo sguardo dal computer allo smartphone per scrollare i feed dei social o rispondere ai messaggi. Fare una pausa significa alzarsi dalla propria postazione (specialmente se non si dispone di una sedia ergonomica), sgranchirsi le gambe e la schiena, riposare lo sguardo e prendere una boccata d’aria aprendo la finestra.

Significa darsi un appuntamento per una pausa in famiglia e scambiare due chiacchiere con chi vive sotto lo stesso tetto. Vuol dire fare qualsiasi cosa che aiuti a rigenerare corpo e mente – senza sensi di colpa! – per poi riprendere a lavorare con maggiore efficacia e soddisfazione. 

Se anche tu vivi quotidianamente una situazione simile allora, probabilmente, sei sull’orlo di una “crisi da overworking”. A risentirne sei tu e probabilmente anche il tuo team di lavoro sta affrontando le tue stesse difficoltà. Fatti portavoce di questo nuovo modo di lavorare e assicurati che tutta la squadra alterni momenti di lavoro focalizzato e vere pause rigeneranti.

Come tutto, anche lo smart working ha pro e contro e sta noi coglierne il meglio!

Quindi, se hai difficoltà a dare un ritmo alle tue giornate di lavoro e pensi che ce l’abbiano anche i tuoi collaboratori, contattaci per elaborare insieme un piano d’azione per non lavorare troppo e vivere meglio!

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La forza stabilizzatrice di Organizzatessen. Quella brava a guidare le persone, cogliere le sfumature e ascoltarle in modo calmo ed empatico. Ma è anche pragmatica e decisa per capire subito dove è il problema e affrontarlo.

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