
Siamo donne e organizzate, ma l’organizzazione personale non basta.
#Lottomarzo: giornata internazionale dei diritti delle donne
Oggi nella giornata internazionale dei diritti delle donne voglio dire questo: che puoi essere la donna più organizzata del mondo, compilare con disinvoltura la matrice di Eisenhower, mangiare tutte le rane che hai sulla tua lista, usare il “pomodoro” per concentrarti e aver appena finito l’ennesimo decluttering dell’armadio e della cucina (tutte tecniche digestione del tempo di cui abbiamo parlato ampiamente e in cui crediamo davvero) ma con i figli a casa, la didattica a distanza e la cura dei familiari sulle spalle NON CE LA PUOI FARE.
Il 90% dei nostri clienti è donna. E perché? Non voglio scomodare le solite statistiche del MIT di Boston, di Harvard o di Cambridge per dire una cosa banale e che è sotto gli occhi di tutti: il peso dell’assistenza e della cura è ancora per la maggior parte sulle spalle delle donne.
E sono le donne che più degli uomini hanno bisogno di organizzarsi perché tra lavoro e responsabilità familiare non riescono a farcela. E quindi cercano in ogni modo di tenere insieme i pezzi. Sogni, affetti, passioni, professione, cultura, svago, divertimento, istruzione.
L’organizzazione personale non serve a diventare wonder woman
Giusto per essere chiari: l’organizzazione personale non serve a diventare wonder woman, serve a semplificarci la vita, a liberarci dalle fatiche inutili per concentrarci sui risultati importanti che vogliamo ottenere e a trovare un metodo per raggiungerli. Ma senza l’aiuto degli uomini, senza investimenti pubblici nelle infrastrutture, senza protezione sociale, servizi pubblici e privati nel settore della cura e dell’assistenza, senza l’evoluzione della scuola e della cultura sarà molto difficile fare dei passi avanti.
E fino a che il “lavoro di cura non retribuito” non sarà riconosciuto, ridotto e ridistribuito, sia tra le donne e gli uomini che tra le famiglie e lo stato non sarà possibile alcun progresso sostanziale nel raggiungimento della parità di genere.
E quindi no, non stiamo zitte e buone, (non voglio bruciare i cassonetti, ma è e che ho la canzone dei Maneskin ancora nelle orecchie) bisogna dirlo chiaro che non è una questione privata, che non basta “farci il culo” e “sgobbare fino alle lacrime” (come ci suggerisce la Palombelli, ossegnur!!! Rula Jebreal dove sei?) perché anche le più organizzate del pianeta, da sole, non ce la possono fare.
L’organizzazione non è solo una questione di performance
L’organizzazione personale serve anche a questo, serve a prendere consapevolezza del problema e a capire che non dipende tutto da noi, che non è solo una questione di performance.
Per cambiare le cose bisogna farlo insieme, uomini e donne, giovani e anziani, privati e stato, liberi professionisti e dipendenti. Organizziamoci insieme!
Organizziamoci insieme! Contattaci!