Quanto è organizzato il tuo team di lavoro?
gestire lo stress

Gestire lo stress è fondamentale per un buon work-life balance

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Attenzione, un post un po’ più lungo (ben 7 minuti di lettura!), perché voglio parlare di un argomento complesso e che mi sta a cuore.

Un argomento che è complementare a quello dell’organizzazione personale: lo stress.

Sapersi organizzare vuol dire anche saper gestire lo stress.

Una vita senza stress è noiosa, diciamolo. Ma troppo stress ce la rende impossibile.

Conoscere lo stress, capire cos’è, che vantaggi e svantaggi può portarci è un modo per conoscerci meglio, per aumentare la consapevolezza che abbiamo di noi, del mondo e della relazione che c’è fra noi e il mondo, anche quello del lavoro.

Capire come funzioniamo, cosa ci genera stress e come venire fuori dalle nostre reazioni automatiche da stress, é uno strumento per migliorare il nostro work-life balance.

Non è facile, ma è possibile. E si parte dalla consapevolezza. 

Stress: in fondo il concetto è semplice

Stress

È un tema molto complesso con implicazioni vastissime, ma nella sua essenza, il concetto è piuttosto semplice: lo stress è un insieme di esperienze umane in cui tutti hanno facilità a identificarsi.

Sono trainer Mindfulness e mi piace proporre all’interno della nostra formazione, laboratori esperienziali brevi oppure anche tutto il protocollo MBSR (Mindfulness Based Stress Reduction) a chi ha sensibilità per questo argomento.

Quando ne parlo e spiego che si tratta di un protocollo per la riduzione dello stress tutti dicono “eh, ne avrei bisogno anch’io”. 

Quindi, intuitivamente sanno cosa significa “stress” per loro.

Ma pochi sanno di cosa parliamo veramente quando parliamo di stress

Il primo a studiarlo seriamente e a inquadrarlo, è stato Hans Selye, un medico austriaco, che è partito dai suoi studi di fisiologia animale in condizioni difficili o insolite. Era il 1936.

Oggi quando parliamo di stress solitamente intendiamo tutte le pressioni a cui siamo sottoposti nella vita (il capo, le scadenze, i figli, gli esami, il traffico), ma quest’uso confonde quelli che nella terminologia scientifica sono ben separati, cioè lo stimolo e la risposta.

Stress e stressor: lo stress è naturale 

Selye scelse di chiamare stress solo la “risposta” e stressor, cioè stressore lo “stimolo” che produce questa risposta. 

Per intenderci: se domani devo parlare in pubblico ad una conferenza davanti a 50 persone e oggi mi sento nervosa, ho lo stomaco chiuso, non riesco a mangiare e faccio fatica ad addormentarmi, la conferenza è lo “stressor”, mentre mal di stomaco e insonnia sono lo stress

La grandezza di Selye è stata quella di sottolineare la ”non specificità” della risposta dello stress.

Nel senso che la risposta può essere di diverso tipo: tachicardia, mal di testa, tensione ai muscoli, ipertensione, sudorazione alle mani. Non è specifica, ma è una sindrome, ovvero un insieme di sintomi.

L’ha chiamata “sindrome generale da adattamento” ed è il mezzo con cui gli animali, ma anche noi umani, riusciamo ad andare avanti nei momenti difficili e a volte a salvarci la vita in presenza di pericoli, traumi e cambiamenti di ogni tipo. 

Cioè lo stress è naturale e quindi inevitabile.

Ci sono volte in cui la risposta è una “risposta fisiologica” da stress: i sintomi che avverti sono fastidiosi, ma riesci a conviverci. Cioè te la cavi andando a fare jogging o sfogandoti in palestra o mangiando più del dovuto (per esempio).

Altre volte invece  la risposta  è una “risposta patologica” da stress: i sintomi sono molto fastidiosi, a volte invalidanti e allora la palla passa agli psicologi, psicoterapeuti o a medici di ogni sorta e genere.

Stress interni e esterni, acuti e cronici

Diciamo anche che ci sono 2 tipi di stressor, quelli esterni (le pandemie, le crisi economiche e sociali, le guerre, la perdita di un lavoro, la nascita di un figlio, un lutto) e quelli interni (per esempio il solo pensiero di avere una malattia letale anche se non è vero, può avere effetti debilitanti). 

Inoltre quando le cause tendono a protrarsi nel tempo, come per l’assistenza a un parente invalido, si parla di stress cronico, mentre altri eventi sono più localizzati nel tempo come per esempio la dichiarazione dei redditi e in questo caso si parla di stress acuti.

La differenza non è nello “stressor”

Andando avanti negli studi hanno capito che quello che fa la differenza non sta tanto nel “tipo di stressor”, quanto nel modo in cui lo percepiamo e lo affrontiamo.

Faccio un altro esempio, tanto per capirci. 

Ho mia madre anziana che, oltre ad avere grossi problemi di salute, non c’è più tanto con la testa e ha un “carattere non proprio facile” con comportamenti a volte quasi aggressivi. Questo elemento di “difficoltà caratteriale” per alcune badanti è troppo stressante e rinunciano al lavoro. Per altre è “normale” e ci si adattano senza problemi. 

Ovviamente non è solo questione di “come la prendi”. Una grande importanza ce l’ha anche il livello dello “stressor”. 

In caso di stressor letali come incidenti, radiazioni, veleni o aggressioni, l’attivazione, ovvero la risposta da stress, sarà sicuramente molto importante. 

Ma c’è un’ampia gamma di altri stressor ,in cui è il modo in cui percepisci e affronti la situazione a determinare in larga misura quanto stress ti provoca. 

Hai più controllo di quanto credi 

Questa è una buona notizia, perché se prendiamo una particolare situazione, di solito ci sono molti modi possibili per affrontarla.

Il modo in cui interpreti e valuti i problemi, determina il modo in cui li affronti e lo stress che ti provocano. 

E questo vuol dire che spesso hai più controllo di quanto credi sulle cause del tuo stress.

Il primo passo per affrontare efficacemente lo stress è capire cosa ti sta succedendo.

E in questo senso è importantissimo coltivare la capacità di percepire la nostra esperienza nel suo contesto globale. 

È proprio una questione di consapevolezza. E non a caso mindfulness vuol dire consapevolezza.

 In realtà noi umani siamo straordinariamente resistenti allo stress.  

Riusciamo a cavarcela in un sacco di situazioni difficili e a risolvere problemi che all’inizio ci parevano inaffrontabili.

La reazione di combattimento o fuga 

Pensiamo a un gatto che sta tranquillamente giocando con la sua pallina e viene attaccato da un cane che abbaia. 

In meno di una frazione di secondo, il suo organismo metterà in moto una reazione che gli permetterà di fuggire alla velocità della luce se è in uno spazio aperto, oppure di  combattere se non gli è possibile scappare. 

Noi funzioniamo allo stesso modo.

Quando ci troviamo di fronte a una minaccia, fisica o psicologica, parte automaticamente una reazione  di allarme. Che è il modo in cui il corpo si prepara ad un’azione difensiva o offensiva.

Attacco o fuga (“fight or flight reaction”, come la chiamava Cannon il fisiologo che l’ha studiata a fondo).

Sovraeccitazione ed emozioni intense 

Questa reazione provoca uno stato di sovraeccitazione caratterizzato da forti tensioni muscolari ed emozioni intense (terrore, paura, rabbia ecc..). E questo succede attraverso una rapida cascata di segnali nervosi e la produzione di ormoni, il più noto dei quali è l’adrenalina (ma anche il terribile cortisolo).

In questo stato di sovraeccitazione le pupille si dilatano, ci si rizzano i peli, diventiamo improvvisamente molto svegli e attenti, il ritmo e la forza del muscolo cardiaco crescono, perché in un attimo ci sarà bisogno di portare sangue alle gambe o alle braccia che dovranno fuggire o combattere

Allo stesso tempo la digestione si arresta

D’altronde se dovesse entrare una tigre nella tua stanza adesso, digerire il panino che hai appena mangiato non sarà più così importante. Molto meglio darsela gambe.  

Questo dirottamento del flusso sanguigno è la causa di quella sensazione di “chiusura allo stomaco” che proviamo nei momenti di stress, che è così comune.

Come si dice in questi casi, quando sta arrivando il tornado, non è il caso di mettersi a dipingere la staccionata.

Quando vai in stress il sistema simpatico prende il sopravvento

Tutti questi cambiamenti, fisici ed emotivi, avvengono grazie a un ramo del nostro sistema nervoso che si chiama simpatico (è il sistema di emergenza) che prende il sopravvento sul parasimpatico che è invece deputato a funzionare quando tutto fila liscio. 

Il parasimpatico si occupa di farci crescere le unghie, i capelli, mantenere sano e funzionante il nostro sistema immunitario e riproduttivo, fa in modo di farci digerire bene, respirare senza problemi ecc.

Il simpatico invece è il sistema di emergenza, che spegne quello ordinario per il tempo necessario a permetterci di diventare superman o wonderwoman e affrontare il nemico. 

Tutto ok se la reazione da stress dura 20 minuti o mezz’ora.

Lo stress come stile di vita

Ma cosa succede se la reazione da stress dura giorni, settimane o addirittura anni?  

Perché questo è il punto. 

La reazione da stress è pensata dal nostro organismo come strumento di emergenza per salvarci la pelle in un momento di pericolo o farci fronteggiare al meglio una situazione difficile. 

Purtroppo la sovraeccitazione caratteristica della reazione da stress può diventare uno stile di vita.

E io che vivo a Milano lo vedo (e lo vivo) tutti i giorni. 

Ci sentiamo costantemente ansiosi, tesi.  C’è chi soffre di continue tensioni croniche ai muscoli delle spalle, alla fronte, alle mani.

Vogliamo parlare del mal di schiena? (Io, ad esempio, per anni ho avuto decine di colpi della strega, senza nessuna ernia o patologia che li giustificasse.)

O dei mal di testa? 

Le persone si sentono nervose, soffrono di palpitazioni o aritmie cardiache, di pressione alta, di insonnia o di stanchezza cronica.

Anche oggi incontriamo tigri

Il nostro corpo reagisce automaticamente con una reazione di allarme anche se non ci capita spesso di incontrare tigri.

Ma le nostre tigri oggi, sono le scadenze da rispettare, un capo esigente o il mercato che ci chiede maggiori risultati e performance olimpioniche, problemi familiari di difficile soluzione. 

Una reazione da stress incontrollata, quando diventa cronica, ha di solito gravi conseguenze per la salute sia fisica che psicologica.

Per questo è importante diventarne consapevoli e rendersi conto di quanto facilmente venga attivata.

Al lavoro le reazioni da stress sono la normalità

Conoscerle, averne consapevolezza è il primo passo per poterle cambiare.

Se questo tema ti interessa e vuoi inserirlo all’interno della formazione aziendale scrivici per chiederci informazioni sulla nostra offerta.

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Del team è quella metodica, disciplinata e riflessiva. Ha fatto dell’organizzazione uno stile di vita e del decluttering una filosofia per vivere meglio e più felice. Ha un grande dono: fa le cose senza fretta, ma velocemente.

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