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Dalla tecnologia digitale a quella mentale

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Lo smart working è un incrocio tra digitale e competenze trasversali, un mix vincente che ci porta a conoscere la vera tecnologia: quella mentale. Vediamo di cosa si tratta e come proteggerla.

L’espressione smart working, a differenza dell’espressione italiana lavoro agile, permette di concentrarsi sul duplice significato dell’aggettivo smart.

Smart come tecnologia digitale

Senza la connessione, non ci potrebbe essere smart working. Come non ci potrebbe essere un modo di comunicare più completo della semplice telefonata e che ha permesso di vedersi anche a distanza.

Ci fermiamo, quindi, a tecnologia digitale? No, perché in realtà stiamo parlando di tecnologia mentale, intesa come un nuovo approccio al modo di lavorare.

Se ci fermassimo a immaginare la morfologia del nostro cervello, vedremmo un insieme di linee che rappresentano le connessioni neurali. In pratica, delle autostrade in cui transitano le azioni e le attività che noi facciamo.

Il modo in cui mangiamo o il modo in cui spendiamo i nostri soldi sono il frutto delle nostre abitudini.

Conosciamo così bene le abitudini che non ci facciamo neanche più caso e sono una sorta di acqua nella quale nuotiamo in maniera inconsapevole. Uno schema di base che assumiamo e che diamo per scontato.

In ambito lavorativo abbiamo una serie di abitudini che ci sostengono e che a volte ci fanno agire in modo inconsapevole.

Queste abitudini appartengono sia alle persone junior (persone che hanno poca esperienza lavorativa), sia alle persone senior (persone che ricoprono ruoli di dirigenza o responsabilità). Persone che giovano di una certa struttura abitudinaria, a partire dalla postazione stessa, dal fatto che ci sono certe condizioni favorevoli come l’aria condizionata, il riscaldamento giusto, la scrivania perfetta o la stampante a portata di mano.

Lavorando da casa, ecco che tutte le abitudini basilari e fisiche vengono meno. Ma non solo.

Le risorse junior assorbono per imitazione perché osservano le altre persone lavorare e imparano anche solo vedendo, in una riunione, come i senior rispondono e interagiscono.

Stessa cosa per i responsabili abituati ad avere a disposizione delle risorse, a metterci due minuti a condividere un punto con un collaboratore, a recuperare un documento quando necessario.

La mancanza della parte fisica legata alle interazioni tipiche di un ufficio ha complicato notevolmente certe dinamiche.

Di conseguenza, lo smart working ha accelerato lo sviluppo di due competenze fondamentali e la prima è senza dubbio l’autonomia.

L’autonomia ai tempo dello smart working in azienda

Smart working significa perseguire una certa autonomia negli orari o nelle decisioni, senza avere il fiato sul collo. Significa non aspettarsi che altre persone ci dicano cosa fare, ma dobbiamo pensarci in modo, appunto, autonomo.

Si va verso un approccio attivo, propositivo e proattivo.

Aspetti senza dubbio positivi, ma anche molto faticosi visto che per avere un approccio attivo è necessario sviluppare sensibilità, intelligenza ed elaborazione del pensiero.

Autonomia significa riuscire a sviluppare un altro modo di lavorare, non più per urgenze ma per obiettivi.

Lavorare per obiettivi è una sorta di cambiamento culturale e non stiamo parlando solo di grandi obiettivi come possono essere gli obiettivi di fatturato che porterebbero a delle considerazioni diverse.

Gli obiettivi, in realtà, riguardano anche il lavoro di ognuno di noi, il lavoro quotidiano, e portano con sé la necessità di riconoscere le cose importanti da completare per la fine della giornata o della settimana.

Abbinando la chiarezza degli obiettivi quotidiani o settimanali all’autonomia, ecco che i risultati saranno completamente diversi e la modalità di lavoro cambierà di conseguenza.

Chiarezza e autonomia si uniscono a un’altra competenza da sviluppare che è quella della responsabilità.

La responsabilità ai tempi dello smart working in azienda

Il lavoro è come se fosse un tassello di un grande puzzle che rappresenta il lavoro che facciamo insieme ai colleghi e responsabili.

Se riesco a sviluppare la capacità di vedere come il mio lavoro (il singolo tassello) è connesso a quello del team (il quadro complessivo) e come io posso essere responsabile di quello che faccio rispondendo alle aspettative legate – ad esempio alle scadenze – ecco che questo vuol dire riuscire a sviluppare una cosa intangibile ma importantissima: la fiducia.

La fiducia è qualcosa che non si può misurare, non si può pesare, non possiamo mettere un numero vicino, ma è l’elemento fondamentale di tutte le relazioni. Di coppia, delle relazioni di amicizia e di quelle professionali.

Lo sappiamo bene che i mercati scontano la fiducia e infatti quando non c’è fiducia, anche le azioni crollano. Anche quando parliamo di smart working, la fiducia è qualcosa di fondamentale perché è proprio un patto di fiducia tra l’azienda e il team.

L’azienda rinuncia a una fetta di controllo e delega, affinché chi svolgerà l’attività si assuma delle responsabilità e riesca a sviluppare una certa autonomia.

Ecco che emerge un altro punto importante da non sottovalutare:

Il time management contro il self management

Gli inglesi e gli americani, avendo sviluppato tantissimo e approfondito questi temi, hanno anche creato il linguaggio per parlarne.

Time management è senz’altro l’espressione più nota e riguarda la gestione del tempo, anche se sappiamo che il tempo si gestisce benissimo da sé.

Noi ed Einstein avevamo entrambi a disposizione le famose 24 ore, ma Einstein ha fatto delle cose e noi delle altre. Non è solo una questione di talento, ma è anche una questione di gestione della nostra persona nel tempo ed è questa la cosa veramente importante.

Quando siamo in ufficio, è come essere su un binario che ci aiuta in qualche modo a raggiungere dei risultati. Quando siamo a casa, quello che viene richiesto è di auto-organizzarsi ed auto-disciplinarsi per riuscire a raggiungere gli obiettivi stabiliti.

Autonomia, responsabilità, affidabilità, sono termini che a volte possono sembrare un po’ astratti. Ma parlare di smart working senza affrontare certe competenze trasversali è abbastanza inutile e non risolve i lati negativi che alcune aziende possono riscontrare.

Raccontaci di te, della tua professione o della tua azienda, spiegaci quali sono secondo te gli aspetti che non funzionano e che vorresti migliorare. 

Sapremo aiutarti a incrementare la produttività, darti suggerimenti sul lavoro in team e sì, anche sullo smart working!

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Siamo un team di formatrici e consulenti di organizzazione personale che aiutano aziende e professionisti nell’organizzazione delle risorse scarse: spazio, tempo, attenzione ed energie. Siamo autrici del libro “E vissero tutti organizzati e felici” edito da Zandegù dove suggeriamo strategie per migliorare l’equilibrio vita-lavoro.

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